Nel giorno 1

Nel giorno in cui crollarono le torri
di aerographite stavo all'ospedale
e tutti quanti i bimbi, in girotondo,
danzavano, cantando a squarciagola:

"And who are you, the proud lord said,..."

Tenevo all'epoca due dita in fronte
come cognome e segno inibitore
per tutti i raschiatori di apprendisti
da avviare all'accademia militante

sì da imparare il passo e la cadenza,
l'araldica, lo stile, i testi sacri,
lo studio, la preghiera, il rinsaldarsi
d'altri rapporti umani non richiesti

oltre la dolce noia mattutina
nel grande alloggio dei senza mestiere,
dove osservavo stravaccarsi il tempo,
distendere le gambe e sbadigliare

al lento strascicarsi della tronfia,
scomposta litania rimotivante
che il pio collocatore ripeteva
per spingerci a fondare un qualche tipo

di grande impero austero coloniale,
di chiesa rigorista passionale,
di società sportiva universale,
di corso di sopravvivenza astrale,

di libro di cucina amplificata,
di stile di chitarra a pedalata,
di record di grandezza o di durata,
secondo il titolo della giornata.

Quando ero libero di uscire a caccia
per le estensioni dei migliori asfalti,
tra cumuli di carta colorata
e monticelli di freddi rottami

che un tempo furono guardie del corpo
nei ghetti ebraici, prima della Pasqua,
e adesso diventavan stendipanni
per case vuote di studenti eterni,

leggevo sulle insegne dei negozi
le grandi e dure imprese dei mercanti
lanciati sulla rotta del tramonto
alla ricerca di stupefacenze

da estrarre tra le scaglie dei serpenti
volanti sputafuoco di Volterra,
o prendere ai sultani satanisti
di Sarno, dove il cielo è rosso sangue;

fu mentre rileggevo che inciampai
sul piede gobbo di un attaccaslogan
incarognito dal suo ventre goffo,
dal suo bisogno estremo di esser visto

senza essere additato all'irrisione
(che sempre il senso civico strafotte,
i piani per il bene di ogni cosa
stiracchia e capovolge ed incassetta),

e fu mentre inciampavo che bloccai
la prima gran manata sulla faccia,
ma la seconda, gonfia di sputacchi
collosi ed ampollosi e blateranti,

la presi in pieno tramortire a morte,
nel rintronar di timpani sformati,
distorti, dissennati nel rullare
di grandine graincore all'infinito...

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Nel giorno in cui crollarono le torri
di aerographite mi ripresi a stento,
sputando quattro denti e una cambiale
dal becco storto e marcio, da cambiare.


segue qui...»»»»»»»

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